INTRODUZIONE

Nell’anno 1903 il Dott. Olinto De Pretto ha enunciato ed argomentato la relazione tra massa ed energia usando, per la prima volta, la formula E=mv² dove, la lettera “v”, rappresenta la velocità della luce. – Nell’anno 1904 il “Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti” di Venezia pubblicò ufficialmente il saggio di De Pretto dal titolo “IPOTESI DELL'ETERE NELLA VITA DELL'UNIVERSO” rendendo pubblica, al mondo accademico, la rivoluzionaria intuizione. Il testo fu corredato dalla prefazione del senatore astronomo Giovanni Schiaparelli. De Pretto predice in modo chiaro ed eloquente la possibile esistenza dell’energia nucleare e i catastrofici effetti che si potrebbero ottenere dalla sua liberazione. Si invita a leggere il contenuto del testo .

Due anni dopo, nell’anno 1905, Albert Einstein espose le sua teoria enunciando la relazione E=mc² dove la lettera “c” (definita Costante Universale) indicava, anch’essa, la velocità della luce.

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mercoledì 13 settembre 2017

Gentili lettori,
per contribuire ad una migliore comprensione dell’argomento trattato nel presente Blog desidero un gentilissimo contributo ricevuto dal Prof. Dott. Umberto Bartocci.

Quanto sotto riportato rappresenta una preziosa sintesi delle considerazioni che egli ha espresso nel corso della sua, lunga,ricerca. Nel testo è indicato l’indirizzo internet dove è possibile leggere la disamina completa della tesi in merito alla intuizione del Dott. Olinto De Pretto.

Si prega, chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, di iniziare la lettura ritornando al primo post pubblicato.
Si ricorda anche che, al seguente indirizzo, è possibile leggere i testi dei libri di Olinto De Pretto e del Prof. Bartocci:
https://drive.google.com/drive/folders/0ByuLt5elLpAhbE9ka25wWHhjMVE?resourcekey=0-rOmbBqqaAMdYbm8UgSN4eA&usp=sharing

Segue testo del commento del Prof. Bartocci.

[…] omissis
che riconduce la mia mente a quella difficile questione del fattore 1/2 che si trova in effetti nella trattazione di De Pretto, e non in quella di Einstein.
Me ne occupai in maniera estesa e presumo definitiva in:


(in detto articolo, come è spesso usuale, ho posto c = 1).

Cerco adesso di ricapitolare la questione (soprattutto per me stesso) per come la ricordo.

1 - Non v'è dubbio che l'espressione E = m*(c^2) fornisce un'espressione per l'energia di un corpo nella meccanica relativistica, dove m  è però la massa relativistica del corpo, ossia m = M*gamma . Qui M eè invece la massa propria del corpo, ovvero la massa che ad esso compete in un riferimento in cui sia in quiete.

2 - Da detta espressione si trae l'espansione in serie nel parametro v/c che compare nel famoso fattore gamma:

E = M*gamma*(c^2) = M*(1 + (v^2)/2*(c^2) + ... )* (c^2) =
= M*(c^2) + (M*(v^2))/2 + ...

ossia E = il famoso termine di Einstein + la classica energia cinetica del corpo + ...

3 - L'interesse di quanto precede non consiste tanto nell'identità E = m*(c^2), bensì nella comparsa di quell'addendo costante M*(c^2) , dipendente soltanto dalla massa propria del corpo, ossia di quella che da allora viene considerata l'energia a riposo di un qualsiasi corpo di massa propria M (naturalmente E = m*(c^2) diventa E = M*(c^2) nel riferimento di quiete del corpo).

4 - Ho detto in 1 che l'espressione in parola forniva UNA espressione etc., dal momento che l'energia meccanica è definita soltanto a meno di una costante additiva K, sicché avrebbe potuto benissimo scriversi:

E = m*(c^2) + K

e quindi volendo anche:

E = m*(c^2) - M*(c^2) = (m-M)*(c^2)

con la scomparsa dell'energia a riposo nell'espansione in serie sopra riportata, che invece diventerebbe:

E = (m-M)*gamma*(c^2) = (M*(v^2))/2 + ... .

Insomma, si può trovare un'espressione di E secondo la quale nel riferimento di quiete del corpo la sua energia meccanica diventa zero, come si era sempre fino allora ritenuto.

5 - È proprio qui secondo me che Einstein fu ispirato da De Pretto, il quale aveva introdotto appunto il concetto di "energia latente della materia". Nel famoso secondo lavoro relativistico del 1905, Einstein NON dimostra la formula E = m*(c^2) , bensì ARGOMENTA a favore della E = M*(c^2) , discutendo la diminuzione di massa propria di un corpo che emette una quantità di energia elettromagnetica E: tale diminuzione sarà appunto E/(c^2).

6 - Nelle parole di Einstein:

"If a body gives off the energy L in the form of radiation, its mass diminishes by L/c². The fact that the energy withdrawn from the body becomes energy of radiation evidently makes no difference, so that we are led to the more general conclusion that the mass of a body is a measure of its energy-content".
Traduzione


Se un corpo dà l'energia L sotto forma di radiazione, la sua massa diminuisce per L / c 2. Il fatto che l'energia prelevata dal corpo diventi energia di radiazione non fa evidentemente differenza, per cui ci conduciamo al più generale Conclusione che la massa di un corpo è una misura del suo contenuto energetico ".



Nelle parole di De Pretto:

"La materia di un corpo qualunque, contiene in se stessa una somma di energia rappresentata dall'intera massa del corpo, che si muovesse tutta unita ed in blocco nello spazio, colla medesima velocità delle singole particelle. [...] La formula mv2 ci dà la forza viva e la formula mv2/8338 ci dà, espressa in calorie, tale energia".

7 - In conclusione, è innegabile che c'è equivalenza QUALITATIVA tra le due affermazioni, entrambe stupefacenti, con la differenza che, mentre De Pretto appare convinto della sua concezione, Einstein lo è assai meno, a partire dal titolo del suo articolo espresso in forma interrogativa (ed isolato dalla memoria relativistica più ampia del 1905, quasi che non volesse inficiare la prima con un'ipotesi alla quale non voleva rinunciare pur non essendone del tutto persuaso). Nel contesto einsteiniano l'energia latente nella materia è M*(c^2) , mentre per De Pretto, che la considera la somma totale delle energie cinetiche delle particelle d'etere da cui il corpo è composto, essa non può essere che la META' di detta formula, cioè M*(c^2)/2 . Il calcolo di De Pretto è del tutto conforme alla sua teoria, e l'espressione M*(c^2) , che pure lui utilizza ma unicamente quale determinazione della "forza viva" del corpo, fornisce la preconizzata energia solo quando la si divide per 2. Egli scrive infatti:

"La formula mv^2/8338 ci dà, espressa in calorie, tale energia".

Qui al denominatore compare appunto il DOPPIO dell'equivalente meccanico della caloria, che permette di calcolare un'energia in calorie. Se avesse voluto intendere che l'energia era invece esattamente M*(c^2) , utilizzando il simbolismo fin qui utilizzato, avrebbe scritto M*(c^2)/4169 , e questo è quanto.

La conclusione alla quale perviene il De Pretto era assolutamente incredibile per l'epoca, ossia del tutto al di fuori delle conoscenze fisiche del tempo. Sono pienamente persuaso che Einstein ne venne a conoscenza, tramite forse l'amico Besso, e la adattò alla sua nascente teoria della relatività. De Pretto vi perviene invece all'interno della teoria dell'etere, proprio la teoria che la relatività pretende di cancellare di colpo, sicché è insensato scrivere che De Pretto fu un precursore della relatività (proprio questo secondo me è anzi un suo merito!). Fu però senza dubbio un precursore del concetto di energia latente della materia, e tale ardita ipotesi gli deve essere positivamente riconosciuta.

Ricambio vivissime cordialità,
    UB

Si ringrazia molto Il Prof. Bartocci per la sua generosa disponibilità.

Per eventuali ulteriori informazioni: olinto.depretto.fisico@gmail.com